L’Asilo di Ricovero per gli inabili al Lavoro di Castenedolo venne istituito e dotato del patrimonio necessario dalla Sig.ra Paola Frera con testamento olografo 26 agosto 1911, pubblicato il 27 novembre 1918 in atti notaio Daniele Bonicelli.

L’istituzione eretta in Ente Morale con Regio Decreto n. 1110 del 15 luglio 1920, aveva per scopo quello di provvedere gratuitamente, secondo i propri mezzi, al ricovero, al mantenimento ed all’assistenza dei poveri di ambo i sessi inabili al lavoro proficuo, in conformità all’art. 2 del R.D. 19 novembre 1889, n. 6535, nati a Castenedolo e che non avessero parenti tenuti per legge a provvedere alla loro sorte ed in grado di farlo. Era previsto di creare anche una sezione speciale anche per i minori ritenuti inabili al lavoro. Entro il limite dei posti disponibili e senza disparità di trattamento potevano essere accolti, non a titolo gratuito, anche altre persone in condizioni di bisogno ad esclusione dei malati di mente o di malattie contagiose.

La Fondazione vuole essere una risposta con un forte orientamento etico, con la quale la comunità territoriale ha inteso prendersi cura dei propri anziani in un contesto di riconoscenza e solidarietà intergenerazionale. Nell’individuazione della missione istituzionale della Residenza Sanitario-Assistenziale la Fondazione assume come valori di riferimento: a) l’anziano fragile considerato come Persona portatrice di valore intrinseco indipendentemente dalle condizioni di salute; b) la famiglia considerata cellula prima e fondamentale della società dove si costruisce l’identità personale e si sviluppano i rapporti affettivi e relazionali che danno senso alla vita in ogni sua fase.

Considerare l’anziano come persona e non come insieme di patologie vuol dire investire energie su un progetto di vita costruito insieme a Lui e ai suoi familiari ascoltando e interpretando la domanda di cura e assistenza che essi rivolgono alla Struttura. Vuol dire farsi carico della gestione dell’ingresso a partire dal sostegno alla dolorosa elaborazione del distacco dal proprio ambiente fisico e affettivo.

Se l’inserimento in Struttura Residenziale non è mai un evento piacevole, il modo in cui l’evento avviene può renderlo traumatico.

Gli effetti negativi dell’ingresso in Struttura Residenziale, spesso obbligato e solitamente di lungo periodo o addirittura definitivo, possono essere invece attenuati dal modo in cui si realizza l’esperienza, per esempio prevedendo in anticipo la reciproca conoscenza al domicilio dell’anziano e/o presso la Struttura.

Vuol dire ancora affermare il valore della domiciliarità e pensare la Casa di Riposo non come organizzazione competitiva con i servizi domiciliari, ma come elemento qualificante delle risorse territoriali che operano in rete per una risposta mirata ai bisogni delle persone anziane con necessità di assistenza residenziale extraospedaliera.

Vuol dire, al limite, favorire il rientro a casa nel caso in cui il recupero di autonomia funzionale lo rendesse proponibile.

Considerare la famiglia come ambito naturale e privilegiato per la promozione della persona umana in tutte le condizioni dell’esistenza significa riconoscere in essa un prezioso alleato nell’elaborazione della proposta di salute in favore dell’anziano; vuol dire riconoscere il suo insostituibile ruolo nel mantenere i contatti d’affetto con il parente.

Vuol dire ancora chiedere alla famiglia di continuare ad essere presente attivamente nella vita del proprio congiunto integrando con il proprio specifico apporto l’intervento degli operatori professionali.

Se l’anziano è persona portatrice di complessi bisogni fisici, psichici, relazionali e sociali, se la famiglia è il luogo in cui la persona nasce, cresce e giunge a compimento, nel momento in cui essa non è più in grado da sola di farsi carico del congiunto non autosufficiente e chiede aiuto alla Residenza Sanitario Assistenziale quest’ultima, per rispondere adeguatamente alla richiesta, non può che ispirarsi alle categorie della domiciliarità, della casa, della famiglia per restituire all’anziano il bene perduto con la consapevolezza che si tratta di un modello di riferimento mai completamente realizzabile (l’organizzazione R.S.A. non potrà mai personalizzare il rapporto con l’anziano come avviene in famiglia) ma potrà sempre migliorare in direzione dell’individualizzazione dell’intervento cercando di riproporre al proprio interno il clima familiare. La Residenza Sanitario-Assistenziale dovrà pertanto caratterizzarsi come un sostituto credibile della casa dell’anziano assolvendo alle proprie funzioni in modo coerente con il modello assunto (orari dei pasti calibrati sulla prassi familiare, accesso libero in ogni orario per le visite, coinvolgimento della famiglia come risorsa nella vita dell’organizzazione, ecc.).

È importante che la missione venga esplicitata e proposta per la libera condivisione a tutti coloro che opereranno nella Struttura in quanto elemento fondativo che influenzerà gli aspetti organizzativi, i metodi di lavoro, il clima aziendale, ecc.

È importante che gli operatori della Struttura sappiano cosa vuol essere la Residenza e dunque cosa l’organizzazione si aspetta da loro e cioè che realizzino una Comunità di persone che con umanità e professionalità si prende cura di altre persone in condizione di non autosufficienza.

Per la gestione della RSA, la Struttura si attiene all’osservanza delle disposizioni della vigente normativa regionale in materia, con particolare riferimento alle più recenti deliberazioni assunte dalla Giunta Regionale relativamente ai requisiti per l’autorizzazione al funzionamento e per l’accreditamento delle Rsa.

L’organico previsto è determinato sulla base e nel pieno rispetto degli standard gestionali prescritti dalla legislazione regionale per i diversi profili professionali, in modo tale da garantire agli Ospiti un’assistenza attenta e quanto più personalizzata possibile, nel pieno rispetto di quanto stabilito nella Carta dei diritti della persona anziana.

Ogni ospite è seguito secondo i valori dell’eguaglianza e dell’imparzialità, senza discriminazioni di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche e condizioni socio-economiche.

La struttura garantisce la continuità e la regolarità dell’assistenza e tutela inoltre la partecipazione, attraverso una informazione corretta, chiara ed esauriente. Riconosce altresì all’utente la possibilità di esprimere la propria valutazione sulla qualità delle prestazioni erogate e di inoltrare segnalazioni o suggerimenti per il miglioramento del servizio. L’amministrazione è inoltre attenta al rispetto della normativa sulla privacy e assicura ai propri ospiti e ai loro familiari che il trattamento dei dati personali è effettuato nel rispetto dei diritti, delle libertà fondamentali nonché della dignità della persona.

La mission che sta alla base della gestione della Fondazione si fonda sul lavoro di tutti gli operatori  che si adoperano per esprimere il meglio, non solo sotto il profilo professionale, ma anche sotto quello umano.

Gli Anziani interessati all’accoglienza presso la Casa di Riposo ed i loro Famigliari possono chiedere alla Direzione di accedere alla struttura per una visita guidata, anche non programmata, di conoscenza degli ambienti e dei servizi offerti. Tale visita sarà svolta con il coordinatore dei servizi socio-assistenziali o con il personale amministrativo dell’Ufficio Segreteria.


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